IL DIPINTO DEL GASHERBRUM IV AL C.A.I. PER BENEFICIENZA
Vai al Contenuto Raggiungi il piè di pagina
La Fondazione Riccardo Cassin, su iniziativa del C.A.I. Lecco, ha lanciato un’asta online di beneficenza mettendo in palio l’opera “Gasherbrum IV 1958” realizzata da Alessandro Giorgetta.
Il dipinto, vinto dal C.A.I. grazie all’offerta più alta proposta, sarà esposto nella sede centrale di Milano, a disposizione di tutti.
Il Gasherbrum IV, nome Baltì formato dai termini “rgasha” (bellissima) e “brum” (montagna), per la magnifica lucentezza che promana a chi gli si avvicina percorrendo il ghiacciaio del Baltoro nella valle del fiume Braldu, è stato definito la Montagna di luce da Renato Cepparo nel suo film dedicato alla conquista della vetta di questa splendida montagna, raggiunta con successo il 6 agosto 1958 da Walter Bonatti e Carlo Mauri nell’ambito della spedizione italiana condotta da Riccardo Cassin e formata da alcuni dei più forti alpinisti italiani di quel momento, Giuseppe Oberto, Giuseppe “Bepi” De Francesch e Toni Gobbi. Con loro c’erano anche il medico Donato Zeni e Fosco Maraini, il grande orientalista, alpinista, scrittore, cineoperatore e fotografo.
Fu proprio Maraini, su incarico dell’allora Presidente del C.A.I., Giovanni Ardenti Morini, in una apposita missione a Karachi in Pakistan, a sbloccare la situazione, riuscendo ad ottenere il permesso per questa montagna che, ritenuta all’epoca di 7980 m di altezza (attualmente è calcolata in 7925 m), era considerata, per quella piccolissima differenza di quota, il 15° 8000 e la cui difficoltà alpinistica, secondo Reinhold Messner, è paragonabile, se non maggiore, a quella del K2. L’idea iniziale era di salire l’Hidden Peak o Gasherbrum I (8068 m), ma quella cima era già stata assegnata alla spedizione americana guidata da Clinch.
Fosco Maraini, oltre ad eseguire le riprese che servirono a Renato Cepparo per il film, scrisse lo straordinario libro Gasherbrum IV – La splendida cima (Leonardo da Vinci, 1959), dove emergono le sue doti di colto e raffinato osservatore. Con deliziose descrizioni della terra dei Baltì, luogo di miserie e meraviglie, accompagna il lettore nel percorso della leggendaria valle che conduce alla scintillante stella del GIV, senza mai cadere in un arido diario o nell’ansia della conquista della vetta.
Riccardo Cassin è stato uno dei più grandi alpinisti italiani e quella spedizione aveva anche il sapore di una rivincita sulla sua clamorosa esclusione dal team capitanato da Ardito Desio nell’impresa al K2 del 1954 e questo valeva un po’ anche per Walter Bonatti, escluso dalla possibilità di raggiungere per primo, insieme a Compagnoni e Lacedelli, la seconda vetta del mondo, con tutti gli strascichi polemici che ne sono seguiti.
Molti sono i legami di questa montagna e di alcuni suoi protagonisti con la Valtellina.
Cassin per la mitica impresa della prima assoluta sulla parete nord-est del Badile nel 1937, con Gino Esposito e Vittorio Ratti, conclusasi con la tragedia di Molteni e Valsecchi, unitisi a loro nella salita, morti per sfinimento prima di arrivare al Rifugio Gianetti. La via è stata ripetuta da Cassin nel 1987, all’età di 78 anni, e venne da lui risalita pochi giorni dopo, con il maglione rosso dei “Ragni di Lecco”, per poter immortalare questa eccezionale prestazione nel film di Fulvio Mariani dal titolo “Badile 1987”.
Walter Bonatti perché aveva scelto Dubino per trascorrere gli ultimi anni della sua vita insieme a Rossana Podestà ed era stato con noi, nel 2003, all’inaugurazione della nuova capanna “Marco e Rosa De Marchi – Agostino Rocca”, su progetto del mio predecessore arch. Stefano Tirinzoni.
Il GIV è diventato un po’ valtellinese perché nel 2018, al Castel Masegra di Sondrio, venne allestita, a cura di Marco Albino Ferrari, una magnifica mostra dedicata a quella spedizione con le splendide foto di Fosco Maraini rinvenute nella Cineteca Nazionale del C.A.I..
Carlo Mauri perché è uno dei tre personaggi, insieme ad Alfredo Vinci e Walter Bonatti, ricordati a CAST, l’allestimento museale realizzato dal Comune di Sondrio, con la regia di Marco Albino Ferrari, nello stesso Castel Masegra, inaugurato all’inizio di ottobre dello scorso anno.
Nel 2008 Alessando Giorgetta, di origini valchiavennasche (il padre era nato a Castasegna), aveva dipinto la “montagna lucente” su commissione della Fondazione Cassin e la tela venne firmata, sul retro, oltre che da Riccardo, dai grandissimi Walter Bonatti, Reihnold Messner e Giuseppe Oberto, in occasione del suo 100° compleanno il 2 gennaio 2009, festeggiato con una bella torta e con gli amici alpinisti al suo fianco.
Su iniziativa del C.A.I. di Lecco, il dipinto è stato di recente messo all’asta dalla Fondazione Cassin per un’iniziativa benefica: raccogliere soldi per aiutare i presidi ospedalieri di Lecco e Merate, onde fronteggiare la drammatica situazione provocata dal diffondersi del Coronavirus.
Avevamo incontrato Marta Cassin il 30 novembre scorso a Lanzada, in una serata organizzata dal Comune di Lanzada, dal C.A.I. Valmalenco e dalla Fondazione Bombardieri, per ricordare il mitico Riccardo in occasione dei 110 anni dalla sua nascita (era nato a San Vito al Tagliamento il 2 gennaio 1909) e dei 10 anni dalla sua morte (è morto a Pian dei Resinelli il 6 agosto 2009, ironia della sorte esattamente nel giorno del 51° anniversario della conquista del GIV).
In quell’occasione avevamo apprezzato le qualità e la determinazione di Marta nel conservare e diffondere il ricordo del nonno e, con il suo dolce sorriso, ci aveva deliziato parlandoci di lui con un mucchio di aneddoti, mostrandoci il film “Badile 1987” di Fulvio Mariani, quello appena prodotto da Chiara Brambilla sulla vita di Cassin dal titolo “Il primo amore non si scorda mai” e presentandoci la ristampa dello stupendo libro di Riccardo “Dove la parete strapiomba”. Aveva aggiunto, quale sorpresa, la proiezione dell’ultima, delicata e toccante, intervista di Cassin, concessa proprio in occasione dei suoi 100 anni.
Apprezziamo quindi ancor di più il gesto della Fondazione Cassin di aver messo a disposizione il dipinto per una finalità così nobile e condividiamo appieno la soddisfazione, espressa da Marta e dal padre Guido, che l’opera sia finita nelle migliori mani possibili, il C.A.I., che avrà cura di conservarla e lasciarla in esposizione, presso la Sede Centrale di via Petrella a Milano, quale patrimonio “di tutti i Soci di oggi e di domani”, come ha affermato, orgogliosamente, il Presidente Generale del Club Alpino, Vincenzo Torti.
Ma a tanta generosità se ne aggiunge ora un’altra, perché Alessandro Giorgetta, autore della tela e anche curatore del volume Gasherbrum IV – La montagna lucente sulle foto di Fosco Maraini (CAI-COE, 2018), venuto a conoscenza della vendita dell’opera, si è impegnato a dipingere un altro “G-IV” da donare alla Fondazione Cassin.
E allora, in questo momento in cui tutti stiamo soffrendo della costrizione di stare rinchiusi a casa e di vivere momenti davvero drammatici, è bello vedere questi gesti di altruismo, di generosità, anche perché rispecchiano i valori e i principi ideali del C.A.I. che possono essere sintetizzati nella frase di Luigi Bombardieri: “La montagna è scuola di carattere, di onestà, di solidarietà umana e di amore per la natura”.
Angelo Schena
Presidente della Fondazione Bombardieri