28 Dicembre 2020 - Home Page, News
Rifugio Cederna Maffina
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La forza di un ideale. Così è nato il rifugio
Un libro racconta la costruzione del Cederna Maffina. «La caparbietà di ragazzi a cui nessuno dava credito»
Il presidente del CAI Sezione Valtellinese di Sondrio, Paolo Camanni, è ammirato da quella che definisce la «straordinaria bellezza» del titolo del libro, fresco di stampa – quasi una strenna di Natale -: “La forza di un ideale”.
Il sottotitolo indica, invece, “Com’è nato il rifugio Cederna Maffina”.
Ecco che “La forza di un ideale” «rappresenta per tutti noi – riflette Camanni -uno sprone nel proseguire nel perseguire i fini e gli scopi del Club Alpino italiano».
Il riferimento va al libro, scritto da Tarcisio Maffina, che racconta, in 300 pagine e con 160 disegni a china, l’edificazione del rifugio e bivacco in val Fontana, nel territorio montano di Ponte in Valtellina. Protagonista un gruppetto di giovani di Castionetto di Chiuro che, nell’estate del 1980, in soli ventidue giorni, hanno costruito il rifugio Cederna Maffina a 2.600 metri di altezza. Un luogo che, ancora oggi, viene frequentato ed è apprezzato. Molti i trekker che vi arrivano, in parte attirati dalla bellezza del paesaggio semplice e discreto e in parte dalla facilità del percorso. Quanto alla ragione per cui Maffina ha deciso di raccontare quanto un gruppo di ragazzi – di cui egli faceva parte – ha realizzato è stato quello di rendere noto cosa è successo.
«Spesso sulle attuali pubblicazioni o trafiletti l’argomento è tratto per “sentito dire” e si lascia ad alcuni lettori la curiosità di saperne di più –afferma Maffina -. Pertanto, avendo vissuto l’esperienza in prima persona, ho pensato di raccontarla sia dal punto di vista delle emozioni di chi vi ha partecipato sia per quanto riguarda il lavoro in sé. Il racconto scritto nell’inverno 1980-81, anche se composto con un linguaggio semplice e poco ricercato, è volutamente rimasto nella sua stesura originale con qualche revisione e correzione per rendere la lettura scorrevole».
Camanni ritiene che pubblicare oggi un diario, un bellissimo ricordo personale che estende i suoi effetti e coinvolge, come ha coinvolto allora, tutta la comunità, CAI compreso, è una gioia inaspettata. «Ripercorrere a distanza di 40 anni la storia della caparbietà, dell’intraprendenza di una quindicina di ragazzi, poco più che ventenni, a cui nessuno dava alcun credito – aggiunge -, scritta con sincera sagacia e un pizzico di fantasia e ironia, arricchita da pregevoli disegni, tutti dell’autore, serve a fissare la memoria e costituisce un bellissimo regalo a perenne ricordo di un pezzo di storia di un nostro importante rifugio e bivacco sempre in ordine e aperto a tutti».
Camanni conclude: «Non posso che ringraziare, a nome di tutta la sezione CAI, sia i “ragazzi” per il lavoro di 40 anni fa per la ricostruzione e riqualificazione del fabbricato sorto nel 1904, sia l’autore del libro per le testimonianze di questo volume arricchito da delicatissime immagini a china».
Clara Castoldi